Straferrara, 81 anni di successi

Il 14 agosto prossimo la Straferrara compirà 81 anni e lo farà interpretando I quatrìn i fa balàr i buratìn, del portuense Carlino Soavi, quello che è ormai un classico tra gli autori del teatro locale, l’ultimo tra i più creativi, fecondi ed up-to-date: al suo attivo più di quaranta commedie ormai, scritte nel giro degli ultimi decenni, tradotte ed interpretate anche in altre lingue dialettali padane.


La serata sarà naturalmente dedicata all’appena scomparso Romano Masieri, attore e sodale della Straferrara insieme con la moglie tra i più attivi e bravi, sia come protagonista che comprimario, della compagine tutta.
Beppe Faggioli e Signora, vale a dire Cici Rossana Spadoni, ‘titolari’ della gloriosa e notissima compagnia dialettale, sono gli eredi della miglior tradizione drammaturgica locale in lingua dialettale ferrarese, rispettivamente il genero e la figlia del cavalier Ultimo Spadoni, organizzatore di spettacoli e lui stesso attore amatissimo dal pubblico che nel 1931 ebbe la fantastica idea, poi concretizzata con un successo incredibile, di fondare una compagnia teatrale dialettale stabile.

Nella foto: Cici Spadoni Faggioli, protagonista de Il malato immaginario, la commedia dell'80° della Straferrara, al Teatro Comunale di Ferrara - 17 gennaio 2012    ( © Photo Franco Sandri, A.I.R.F. )
Nella foto: Cici Spadoni Faggioli, protagonista de Il malato immaginario, la commedia dell’80° della Straferrara, al Teatro Comunale di Ferrara – 17 gennaio 2012 ( © Photo Franco Sandri, A.I.R.F. )

Nacque proprio così “La Straferrara”, che, per usare le parole dello stesso Beppe, “(…) pur operando a livello dilettantistico si è sempre caratterizzata per la sicura professionalità dei suoi componenti”. Negli ultimi anni, specialmente, il gruppo non si è limitato a proporre i più collaudati testi del teatro dialettale ferrarese, ma si è peritato a riproporre opere “storiche”, con un occhio di riguardo al patrimonio culturale collettivo, scelta privilegiata della Compagnia fin dai suoi esordi. Ecco allora ‘scaturire’ come per incanto, con un “riscatto filologico” dei più seri ed impegnati, le rappresentazioni di “Madòna Frrara ch’è vvgnù in villa”, testo di Anonimo del XVII secolo, che usando un dialetto rivierasco-padano, precursore del nostro ferrarese, viene da alcuni studiosi definita opera d’origine della Ferraresità, e della “Castalda” del prof. Giovanni Pazzi (Spiritus Asper), testo da lui ridotto da Goldoni ai primi del ‘900, poi presentato al pubblico ferrarese, per la prima volta il primo di aprile del 1902, ad opera di un gruppo di filodrammatici diretti da Alfredo Migliari, padre dell’attore Augusto, cui si fa risalire la nascita ufficiale del teatro dialettale ferrarese.
I Faggioli, dunque, oggi dirigono la Straferrara, fedeli continuatori del lavoro di Spadoni – che lasciò loro le ‘redini’ già nel lontano 1967 – e della tradizione dialettale ferrarese che è riuscita a conservare una raccolta di oltre cinquecento copioni, molti dei quali di proprietà della vecchia compagnia della Filodrammatica Estense, poi recuperati, dallo stesso Faggioli, in maniera ‘avventurosa’ presso il tribunale fallimentare che ne avrebbe altrimenti decretato la… distruzione. Ma essi non sono solo dei ‘teatranti’: sono pure attori cinematografici, televisivi, spesso ‘impegnati’ in quei ruoli, quelli del ‘caratterista’ che, purtroppo, si vanno ormai disperdendo e che invece hanno fatto, a loro tempo, grande il Cinema di casa nostra e non solo.
Ogni volta che si gira un film a Ferrara, anche per la televisione, essi vengono immediatamente convocati. Tra le prime apparizioni piace rammentare “La lunga notte del ’43” del 1960, dell’altro tutto ‘nostro’ Florestano Vancini, liberamente tratto dal racconto di Bassani o “Il giardino dei Finzi Contini”, del 1970, sempre da Bassani, per la regia di Vittorio De Sica, “…Un vero signore – ricorda Beppe – si ricordò persino di farmi il regalo il giorno del mio compleanno, nonostante la lavorazione del film fosse già terminata”.
Altri loro ruoli sono stati per “La vela incantata” del compianto Gianfranco Mingozzi del 1971 e “Gli occhiali d’oro” di Giuliano Montaldo del 1987, per non citare “Al di là delle nuvole” di Antonioni – Wenders – Guerra del 1995.
Tra le ultime interpretazioni come protagonista di Cici che, non dimentichiamolo, fu detta la ‘Shirley Temple’ di casa nostra, avendo calcato per la prima volta le scene teatrali con il padre, a soli cinque anni, va sottolineato l’importante ruolo sostenuto nel film “Il mondo alla rovescia” della regista rodigina Isabella Sandri, nel 1995.

Di Maria Cristina Nascosi

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