Straferrara, 92 anni, un traguardo tutto Ferrarese ancor vivo, a dieci anni dalla scomparsa di Beppe Faggioli

Di Maria Cristina Nascosi

Che cosa si può dire di una compagnia teatrale dialettale come la Straferrara che quest’anno compie 92 anni ed è forse, se non la più vecchia, una delle più longeve ed eccellenti di tutta Italia?
Molto si potrebbe raccontare, affabulare, addirittura.
La sua storia, nel tempo, nata già da una professionalità ed una bravura, in quel lontano 14 agosto 1931, che vanno oltre le vicende estensi degli anni tra le due Grandi Guerre – si allaccia compiutamente con quella di Ferrara, tanto da costituirne, a pieno titolo, parte integrante ed imprescindibile.
Per mèra semplificazione – ma il percorso è ben più vasto, peculiare ed articolato – si può dire che la compagine sorge da una prima Filodrammatica « Città di Ferrara », sorta nel 1912 – l’anno di nascita di Michelangelo Antonioni che, più avanti, nel suo iter di crescita e maturazione professionali, molto ‘attingerà’ dal loro lavoro – e da un ‘successivo’ « Gruppo Estense », nel 1916, in cui già è presente Ultimo Spadoni. Poco tempo dopo, per l’aumentato numero dei componenti, il « Gruppo Estense » prese il nome di « Società Filodrammatica Estense ».
Molte commedie del teatro professionale venivano ridotte ed adattate per il teatro dialettale da autori come Nando Bennati, medico eclettico, ma, come nella migliore tradizione umanistica, giornalista, musicista ed autore, noto anche con gli pseudonimi di Galeno e Nino Bannenta che si esercitava su testi degli ultimi grandi Autori classici come Selvatico, Testoni, Novelli e Gallina.
Dal 1923 ebbe inizio una vera e propria produzione di commedie in lingua dialettale tota nostra per il teatro ferrarese ad opera di Alfredo Pittèri, che cominciò con Adìo, Rusìna, rappresentata il 23 marzo 1923, al Teatro del Soldato, a tutt’oggi, uno dei cavalli di battaglia della compagine.
Una tradizione autoriale finalmente originale ed autoctona – ancora una volta ‘tutta ferrarese’ – che proprio in questo 2023 compie i suoi cento anni.
A Pittèri la Straferrara deve molto.
Classe 1902, insieme con la moglie, Norma Masieri ed un altro manipolo di grandi attori ed attrici, fu tra i sottoscrittori dell’atto di fondazione della Compagnia Straferrara, insieme con il suo fondatore, il cav. Ultimo Spadoni.
E fu proprio con la commedia originale, anch’essa ad oggi spesso rappresentata, Pàdar, fiòl e Stefanìn, preceduta, come era allora consuetudine, dall’atto unico più sopra citato, Adìo, Rusìna, che il sodalizio uscì ufficialmente allo scoperto il 14 agosto 1931, al Teatro dei Cacciatori di Pontelagoscuro.
Ma, per rientrare nel seminato, si dirà che la storia di questa bella associazione prosegue negli anni ininterrottamente senza mai fermarsi, neppure in tempo di guerra, sotto le bombe, come vien esposto nella loro biografia autorizzata, I SETTANT’ANNI della STRAFERRARA, scritto nel 2001 – 2002 da chi redige questo pezzo.
Alcuni episodi in merito, tra il tragico e l’esilarante, vi son ampiamente riportati, a prova di una professionalità davvero fuori dal comune.
Quando poi, dal 1967 Beppe Faggioli, insieme con la moglie Cici Rossana Spadoni, figlia del fondatore ed eccezionale attrice e caratterista lei stessa, prese le redini della compagnia che Spadoni gli aveva affidato, un nuovo impulso, un rinnovamento davvero notevoli per i tempi ed il tipo di drammaturgia condotto, trovarono grandi spazi e pur se non molti, premi e riconoscimenti.
Anche Ferrara ha apprezzato, seppur lacunosamente e, di sicuro, non quanto avrebbe meritato, l’opera davvero unica della Straferrara: nel 1976 la compagnia ha ricevuto dalla Camera di Commercio locale il premio Masi – Recchi per “l’alto contributo dato alla valorizzazione del patrimonio linguistico ferrarese, mantenendo in essere un teatro dialettale provinciale”. E, tra gli altri, l’Associazione Stampa di Ferrara ha attribuito nel 1996 a Beppe Faggioli un premio alla carriera, la cui motivazione evidenzia, fra l’altro, che “…ha saputo trasmettere anche alle giovani generazioni la passione per questo genere di teatro, tanto che alla vecchia e gloriosa Straferrara si sono affiancate in città e in provincia alcune compagnie composte in massima parte da attori giovani”.
Ed infatti Beppe, mancato esattamente 10 anni fa, anima della compagnia – come da sempre piace così definirlo a Cici, la compagna di una vita e figlia del fondatore del sodalizio – ed alla Straferrara tutta, è stato un ottimo didatta, oltreché uno degli ultimi capocomici della storia del teatro italiana, si può dire.
Pur nella continuazione dell’opera del suocero, Beppe si è sempre adoperato affinché gli attori arricchissero i loro ruoli e la loro professionalità anche in campo cinematografico, televisivo e teatral-nazionale.
Lui stesso lavorò al Teatro Comunale di Ferrara nel 1999, recitando, lui anche autore, nel Falstaff, in una produzione-lirico teatrale internazionale, diretta dal regista inglese Jonathan Miller e da Claudio Abbado alla direzione della MCO – la Mahler Chamber Orchestra.
Lui, Cici, le attrici e gli attori, negli anni, han recitato con registi ed attori di fama come Antonioni, Franco Rossi, Vancini, Vittorio De Sica, Nino Manfredi, Gigi Magni, per non citarne che alcuni.
Non dimentichiamo di ricordare mai un pezzo della nostra cultura e civiltà: ancor oggi la Straferrara prosegue in questa grande opera teatrale che è un continuum, portatore-testimone di una tradizione tuta frarésa che, si spera, non scenda mai nell’oblìo, specie nel cuore dei Ferraresi.
 

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